Lavorare “con” gli artisti è spesso fonte di lezioni che rimangono impresse. Se poi si lavora “per” artisti che sono di diversa formazione e secolo di provenienza, l’esperienza diventa unica.
Il progetto illuminotecnico per la mostra di Giancarlo Vitali con allestimento a cura di Peter Greenaway mi ha aperto la porte a questa inedita esperienza professionale.
Partiamo con la storia innanzitutto dalla location, tutt’altro che banale: Casa Manzoni a Milano, palazzo storico tutelato dalla Soprintendenza delle Belle Arti, nonché sede di una collezione permanente di opere e quadri inerente alla vita del noto autore dei Promessi Sposi. Qui pare tutto immobile da tempo.
In questa fase preparatoria un momento importate è il primo incontro con Greenway: il Maestro è incaricato di curare la direzione artistica della mostra, abituato a ragionare per immagini mi introduce alle sue idee sull’allestimento che presto si traducono in visioni suggestive nella mia mente.
Un po’ come leggere lo storyboard di una sceneggiatura condivisa nella reciproca immaginazione; mi ritornano in mente le parole sentite anni fa durante un memorabile conferenza con Luc La Fortune, storico LD del Cirque du Soelil, anche lui grande visionario prepara gran parte dei suoi progetti con l’ausilio di film e suggestioni visive di ogni provenienza.
Al primo sopralluogo vedo un impianto relativamente moderno con faretti a binario di tipo architetturale, noto alcuni puntamenti curati sulle opere della collezione permanente , altri assolutamente casuali ed improbabili sugli sprinkler del sistema anti incendio, ops qualcosa non mi torna.
Riesco ad individuare il pannello di controllo e riconosco un sistema DALI. Peccato che non c’è traccia di un progetto illuminotecnico né indicazioni sul sistema di illuminazione che è stato predisposto, quindi non ho molti elementi per poter basare il mio nuovo progetto su quanto esiste di fatto.
Un film già visto in Italia: una fornitura notevole di impianto illuminotecnico senza la presenza di un professionista indipendente dalle logiche di mercato e delle aziende. Peccato non averlo chiamato a suo tempo, avrebbe fatto risparmiare alla committenza parecchi inutli faretti.
Altra problematica relativa all’allestimento: pare che sia tutto intoccabile dalla sedia del Manzoni ai quadri in prestito della Pinacoteca Ambrosiana, ogni cosa è inamovibile e pare andare in direzione contraria ai desiderata di Greenaway. Il maestro vorrebbe una rappresentazione in 3D dei quadri del pittore Vitali, una mise en scene ambientata in una casa borghese che racconti le diverse fasi creative del pittore.
Mi trovo quindi a configurare un progetto illuminotecnico abbastanza singolare, dovendo tener conto dei diversi livelli di narrazione con la luce: un primo ovvio che riguarda la mostra dei quadri in sé, un secondo inerente all’allestimento di Greenaway, un terzo che si deve relazionare necessariamente con il Manzoni, i suoi cimeli ed i suoi ritratti ingombranti. Tre maestri da trattare diversamente in spazi piccoli con il budget ristretto come da copione: la strada è in salita Come un rabdomante nel deserto recupero a fatica le informazioni relative all’impianto esistente e decido di avvalermi dei “faretti della casa” per illuminare gran parte dei quadri di Vitali, ovviamente sorgente a LED, potenze dai 2W ai 6W 3000K cri 90.
Fortunatamente il range di ottiche a disposizione è di ottima fattura: il narrow spot è effettivamente un ottica 7° ; le altre aperture di fascio corrispondono a quanto descritto nelle schede tecniche, cosa non banale nell’era dei LED. Faccio ordinare adattatori di corrente Dali per poter installare sui binari elettrificati presistenti mini sagomatori a led, con questo strumenti dovrei garantire l’illuminazione di gran parte dell’allestimento pensato da Greenaway, dove non è possibile modifico i lampadari esistenti inserendo al posto del classico bulbo con attacco E27 mini spot direzionabili.
Per la gioia degli elettricisti prescrivo questi ultimi con dimmer manuali e circuito ad hoc, per la gioia dello scenografo richiedo delle mini piastre in legno custom per nascondere faretti e caveria. Scelgo il più possibile una soluzione mimetica dell’allestimento illuminotecnico, l’obiettivo è ovviamente quello di non appesantire gli ambienti con apparecchi ingombranti, cavi e strutture che tolgano attenzione alla mostra.
Osservo gli accostamenti bizzari tra oggetti e rappresentazioni, in una piccola stanza che pareva insignificante Greenway unisce come un alchimista i diversi elementi in scena, io lo seguo con la luce a ruota. In alcune parti dell’allestimento mi lascia totalmente libero di creare suggestioni, finalmente qualcuno che apprezza le ombre!
Ci divertiamo a veder volteggiare i costumi nella lieve corrente d’aria che si crea nell’androne delle scale. Tra le immancabili difficoltà e tensioni di ogni allestimento arriviamo così a chiudere i lavori last minute con grande soddisfazione di tutti: abbiamo rivoluzionato due piani di una Casa Museo in poco più di una settimana di tempo.
Leave a Comment