Berlino è una città dove c’è tutto, e tutto ciò che c’è è ai massimi livelli. Il mondo della lighting art non fa eccezione: seguendo i suggerimenti dei miei nuovi compagni di avventura in AILD (Alessio de Simone e Roberto Ventruti), mi sono messo alla ricerca di alcune perle nascoste fra le anse della Sprea.
La prima tappa di questo viaggio nel viaggio è stato il DARK MATTER, complesso industriale riconvertito in esposizione permanente di installazioni luminose, opera del light artist Christopher Bauder e di WHITEvoid, studio di design multimediale di cui Bauder è fondatore e direttore artistico.
Parlare semplicemente di installazioni luminose è riduttivo, dal momento che lo stesso team di creativi presenta lo spazio come una sorta di ponte fra il mondo digitale, impalpabile, e quello reale, concreto e tangibile. Lo spettatore che si aggira fra le sette sale oscurate dell’esposizione vive un’esperienza in cui i confini fra luce, suono e spazio si assottigliano in un unico flusso sensoriale fatto di strutture luminose che si muovono in una coreografia rigorosamente programmata ma allo stesso tempo organica, di proiezioni interattive che illuminano strutture neutre rendendole materiche e vive, di un paesaggio sonoro che avvolge il visitatore ma soprattutto dà concretezza ai movimenti della luce.
In questo percorso WHITEvoid si avvale di tecnologie d’avanguardia che permettono di dare fisicità al mondo delle vibrazioni: KINETIC LIGHTS (opera dello stesso Bauder), ecosistema di corpi illuminanti sospesi a un sistema di verricelli computerizzati controllati via DMX da un software proprietario, e HOLOPLOT, un matrix array per la diffusione del suono spazializzato che attraverso la tecnica della wave field synthesis renderizza il campo sonoro tridimensionale in maniera indistinguibile dalla realtà fisica.
Ma il vero protagonista di questo percorso espositivo è la luce e il modo in cui trasforma la percezione dello spazio, quella materia oscura da cui le sette sculture luminose sembrano essere state strappate per poi essere calate in uno spazio liminale in cui noi spettatori abbiamo la fortuna di poterci immergere.
ALBERTO BIASUTTI, Lighting Designer Socio AILD