È ora di fare una bella riflessione sui concetti di AUTOREVOLEZZA e AUTORITÀ, due parole solo foneticamente simili, ma profondamente distanti se non contrapposte nel loro significato essenziale.
È una riflessione rivolta agli individui, il vero ago della bilancia, quelli il cui pollice verso l’alto o il basso può determinare come cambia lo spettacolo in questo caotico Colosseo che è diventato il nostro ambiente di vita e di lavoro.
Parto subito dalla motivazione. Stiamo vivendo una guerra combattuta a colpi di valori e non valori – una guerra dei poveri, intendiamoci – dove tutti siamo già in campo, consapevoli o meno. Nel nostro settore professionale del Lighting Design così come in tutti gli altri operativi su territorio nazionale, questa situazione accelera in modo sempre più attanagliante, insostenibile, e continuare a negarlo sarebbe quanto mai insensato e pericoloso. È necessario svegliarsi dalla sonnolenza e iniziare a impugnare scelte di consapevolezza, scelte da persone serie.
Seguitemi.
Per autorevolezza si intende quella qualità composta di affidabilità, competenza e saggezza che viene attribuita ad un individuo per riconoscimento volontario da parte di terzi che ne riscontrano la bontà del fare a vantaggio della collettività, se stesso compreso; autorità corrisponde invece al tassello di una scala gerarchica il più delle volte imposta (95% dagli ipno-induttori mediatici), e quasi mai acclamata per merito.
La prima è essenzialmente fondata sulla partecipazione consapevole e pragmatica, la seconda ha un’impostazione di carattere automatico, teorico e sostanzialmente direttivo. Nota bene: raramente le due coincidono.
Prerogativa dell’autorevolezza è l’implicazione della conoscenza ma anche della capacità di saperla gestire eticamente, creativamente e tecnicamente. Il carattere distintivo dell’autorevolezza è la libertà di sognare e di agire autonomamente. L’autorevolezza è prerogativa di un leader professionista – eccoci al dunque – ovvero di quell’individuo che nella propria attività si impegna ad essere più che ad apparire, e questo spirito lo infonde in ogni cosa di cui è responsabile.
Stirpe in via di estinzione? No di certo. In AILD abbiamo fatto la scelta audace dell’autorevolezza, in controtendenza con un mood affamato di garantismo, visibilità a qualunque prezzo, titoli cartacei e possibilmente in poche ore, e vuoti a perdere istituzionali ben confezionati.
In AILD, stiamo creando una bolla sana di buon ossigeno per chi ha voglia di lavorare con serietà, soddisfazione e rimanere sempre a testa alta senza cappi al collo (ad oggi sono disponibili sulla piazza modelli di cappio di ogni taglia e modello); per chi vuole divertirsi a CREARE con capacità e competenza in perpetua evoluzione, per istinto e non per necessità; per chi ama PROCEDERE INSIEME lealmente nella condivisone perché sa di potersi fidare; per chi la CREDIBILITÀ ce l’ha scritta nel proprio DNA; per chi ha l’AUDACIA di cambiare le regole del gioco, mettendosi in gioco per farlo proprio; per chi sceglie di rimboccarsi le maniche e contribuisce a creare il MONDO NUOVO che sta silenziosamente ma inesorabilmente prendendo forma e forza sulle ormai ufficiose rovine di quello vecchio.
Illusione? Lo vedremo, tutti.
I grandi social network come Facebook e Linkedin stanno dimostrando come la pubblica opinione è il vero, a volte spietato, banco di prova dove si testa la credibilità di un individuo. Contrariamente a quanto si crede, qui non puoi barare. Vedo chi sei e ciò che fai, mi piace, ti approvo. Se sgarri, ti elimino. La rete è un organismo self standing che funziona senza regole, perché non ne ha bisogno, non essendoci vincoli né compromessi. Il social networking, la tendenza comunicativa più potente del momento, dimostra che avere il coraggio di mettersi sotto i riflettori incondizionati di un pubblico globale e dimostrare chi si è realmente è la formula vincente. Naturalmente per chi non teme di essere visto. La rete è un self government che in AILD già funziona. Rete coesa, ovviamente, così filtra meglio.
Siamo intasati di virtuosismi tecnologici che inducono nella tentazione di credere che basta saper accendere una super fixture ed ecco fatto il Lighting Design. Oppure ci facciamo sedurre dalle forme sinuose di un artistico illuminatore architetturale, sperando che faccia anche una bella luce. Smentitemi se non è vero. Ma tranquilli, anche nell’ombra invasiva e predatoria del mercato esiste qualche raro lume di consapevolezza che mantiene vivo il dialogo con i professionisti in un’ottica di reciproca ispirazione – sì, ispirazione – riconoscendo il valore imprescindibile di una buona idea, di una corretta progettazione e di una impeccabile esecuzione. Questo piace alla nostra associazione, sa di autorevolezza.
Quando poi lo sguardo ha la fortuna di incontrare una scena di luce creata con arte, con un significato e con il potere di farci emozionare profondamente, si risveglia in noi un arcano richiamo alla bellezza – quell’ancora salvifica che spero nessuno di noi perda mai – e ci domandiamo dove abbiamo smarrito la strada del buon lavorare.
La luce, come la bellezza, come l’autorevolezza, sono dimensioni che non hanno bisogno di parole o spiegazioni, non hanno veri rivali, e non temono corruzione, perché hanno in sé la forza dell’autenticità. Ovunque siano, cambiano la prospettiva, alzano la qualità, innescano il cambiamento.
Penso di parlare a nome di molti, ancora silenti, quando dichiaro la stanchezza di respirare la polvere tossica della sterilità creativa che sta soffocando il genio dello stile italiano.
C***o, la guerra ci annoia, cambiamo gioco.
Autorevolmente 😉