Che direzione sta prendendo il mondo della luce artificiale? Come stanno affrontando le comunità professionali le nuove sfide di questa affascinante e tuttavia esigente materia? Stanno centrando l’obiettivo? E, alla fine, qual’è la storia di questa luce? La Presidente AILD Patrizia De Masi ci accompagna in un percorso attraverso gli ultimissimi approcci e le antiche premesse della complessa dimensione dell’illuminazione.
IGNORANTIA LEGIS (NATURAE) NON EXCUSANT
A quanti si sostengono sulle ragioni dell’ Olimpus Legis, affermando che lì non è ammessa ignoranza, verrebbe da obiettare che è la legge della natura a non ammettere ignoranza. Il pensiero nasce riflettendo sulle incandescenti discussioni riguardo la incompleta efficacia delle nuove illuminazioni artificiali cosiddette efficienti.
Tuona sempre più forte infatti la voce che si alza da ogni angolo del Pianeta da parte del cittadino qualunque – quello per niente colto in materia di lighting o di luce bio-compatibile, ma semplicemente innescato da un istinto ancestrale selettivo impostato sulla sopravvivenza – che ha a che fare con le nuove tecnologie di illuminazione. “Selettivo” delle migliori e più favorevoli condizioni al prosperare della vita, e “sopravvivenza” perché in fondo preservare le condizioni favorevoli alla Vita è il primo business che dovrebbe interessarci.

Vista del tessuto luminoso di una metropoli nella notte
In particolare nell’occhio del ciclone sono finite le luci urbane, super white e super bright, introdotte per obbligo di legge con una operazione a tappeto di re-lamping mondiale – mi viene in mente la soffocante nuvola di diossido di carbonio e componenti acide causato da una incessante attività vulcanica alla fine del Permiano, che si propagò così velocemente da sterminare anche gli onnipotenti dinosauri.
Ammettiamolo, le leggi della natura sono più antiche di noi, più sagge e sicure perché milioni di volte collaudate e aggiustate sulle effettive preferenza della Vita. Sono loro il potente algoritmo programmato nella materia biologica terrestre, tutta, anche l’homo sapiens. E ciò vale anche per la legge della luce naturale.

2001 Odissea Nello Spazio, di Stanley Kubrik – scatto dalla scena “The Dawn of Man”
Ashtag quanti ne volete:
#armonia_della_visione
Interi compendi sono stati scritti su quest’argomento.
#codice_percettivo_elettromagnetico criptato nel DNA umano
#equilibrio_del_complesso_meccanismo_endocrino
Il noto “ciclo circadiano” è stato recentemente portato in auge al pari di tendenza di alta moda per via del premio Nobel assegnato agli scienziati Hall-Rosbash-Young.
#salute_dell’organo_oculare
quello che Goethe definisce come “occhio solare” nella sua Teoria dei Colori, con un paragone affascinante.
#rigetto_fisiologico_della_componente_blu_della _luce
La macula lutea nell’occhio è un filtro naturale di colore giallo-aranciato blu-schermante evolutosi per attenuare l’impatto della luce e favorire la visione di alta precisione, vi dice qualcosa?, e da qui ovviamente:
#vantaggio_della_luce_gialla_nella_percezione_ottimale_del_dettaglio
La sensibilità spettrale dell’occhio umano raggiunge il 100% con una frequenza luminosa di circa 570nm/giallo e si abbassa al 30% con una frequenza di circa 470nm/blu: è forse per questo che percepivamo più comfort e sicurezza con le vecchie amate lampade al sodio nelle strade di notte?
#micro-abbagliamento
Fenomeno insopportabile e provatamente dannoso. Siamo circondati da intere costellazioni di sorgenti puntiformi ognuna perfettamente scintillante e distinguibile, che si conficcano tutte insieme negli occhi del pedone o del guidatore, anche se direzionati all’orizzonte, a distanza innaturalmente ravvicinata, che emettono una luminosità forse corretta a terra ma inopportunamente troppa da li in su.
#diritto_alla_luminosità_naturale_notturna (ovvero pressoché il buio) e la #fisiologia_umana_della_visione_notturna
Di questo passo i bastoncelli, quei minuscoli sensori oculari ingegnerizzati per la visione scotoscopica e crepuscolare, scompariranno dalla linea evolutiva umana?

Una notte stellata secondo natura
L’errore non è né invincibile né scusabile, facendo sempre eco ai proclami del legislatore, in quanto attualmente i mezzi per acquisire informazione e la pressante azione di allerta informativa operata da alcune associazioni professionali di lighting e dalla comunità scientifica con le sue inconfutabili evidenze, sono tali e tanti da rendere inevitabile la conoscenza. Niente più scuse, dunque. Soprattutto nel mondo architetturale che sembra ancora fare letteralmente orecchi da mercante di fronte all’urgenza di considerare la progettazione della luce come parte fondante del processo di ideazione di qualsivoglia spazio costruito e fruito dall’uomo, e non un accessorio da affidare banalmente, e a cose fatte, alle cure di un elettricista.
CHI HA RUBATO LA VIA LATTEA?
Era questo lo stendardo di una famosa crociata contro l’inquinamento luminoso promossa dall’azienda italiana iGuzzini Illuminazione, quella con il simpatico gufo con gli occhiali da sole e il licantropo agonizzante sotto la luce artificiale, e che svegliò le coscienze sul fatto che qualcosa era inesorabilmente cambiato: l’oscurità notturna, quella che abbiamo vissuto per milioni di anni, non esisteva già più. Simon & Garfunkel ora canterebbero Goodbye darkness, my old friend…

Llyn Llydaw, Snowdonia “The Spirit of the Lake” – photo credit Kris Williams
Certo, ormai i giochi sono cambiati, il progresso sociale è una tendenza con una solida crescita, vorace di spazi e di tempo, che ha conquistato selvaggiamente il territorio della notte in una atomica frazione di secondo – calcolato in termini cosmici, si intende. E allora giù luce, sempre più muscolosa, un attacco massivo di luci estreme alla conquista di ogni angolo del Pianeta (sarebbe interessante mappare le poche zone rimaste ancora vergini), una vera e propria Las Vegas Syndrome, un gioco d’azzardo spinto ormai oltre il limite del buon senso…

Una vista di Las Vegas
Meno male che c’è il LED, prestante ed economico. Soprattutto economico. Insomma, un gran bell’affare di questi tempi!
È ormai chiaro perfino alle pietre (e ai pipistrelli, e alle querce, e alle falene) che l’attenzione del legislatore in materia di luce artificiale è al momento concentratissima sul soldo piuttosto che sulla reale tutela dell’ambiente o sul discorso della biocompatibilità – d’altra parte, con tutti i kilotoni di energia che si consumano ogni giorno cos’altro vuoi fare?

Una notte a Hong Kong
Verrebbe da domandarsi invece, candidamente, se e dov’è l’autentico vantaggio umano in tutto questo roboante processo di efficientamento, e quale efficienza può mai essere considerata una priorità se non è valutata prima di tutto in termini olistici di un adeguato benessere psico-fisico per l’uomo e il suo ambiente.
“LA FORMA SEGUE LA FUNZIONE”, Louis Sullivan.
O almeno così dovrebbe essere.

Bioluminescenti Amanita Muscaria nel bosco
Per fortuna arrivano i primi incoraggianti segnali di virata.
Camminando infatti quest’anno nelle prestigiose piazze fieristiche di settore come Light+Building, ci si è accorti che più di qualche azienda sta abbandonando il sensazionalismo prestazionale dell’apparecchio tecnologico in sé – narciso fuori e dalla luce supereroica dentro – per iniziare il percorso più sobrio della “forma che segue la funzione”.
È stato stimolante incontrare quest’anno nel mare magnum degli stand coloro che cominciano ad agire seriamente in questa direzione. Ad esempio l’americana SORAA inc., leader indiscusso della prima tecnologia a spettro completo, eye-approved e color-proof, messa a punto dal suo fondatore e scienziato premio Nobel Prof. Nakamura. Nel loro stand si respirava più con gli occhi che con i polmoni. La tedesca WALDMANN GmbH che da tempo sperimenta e ingegnerizza con precisione scientifica sistemi di luce biodinamica. Da loro ho sentito per la prima volta parlare di visione olistica del Lighting Design). O la LG DISPLAY che con il brand Luxflex propone la tecnologia OLED, versatilissima nell’applicazione architetturale ma soprattutto con un bel carattere di morbidezza anti-glare. Finalmente iniziamo a toccare con mano quello che per decenni abbiamo visto nella sci-fi). E molti altri incubatori di innovazione in questa direzione non sono di certo sfuggiti a Francoforte all’occhio dei professionisti sensibili alla qualità.
Finalmente dopo aver girato, smontato e rimontato questo giocattolo di fotoni, ora si inizia a capire che ci si può fare qualcosa di intelligente, e forse è preferibile usarlo con saggezza e precauzione, non più nella logica la luce al servizio dell’uomo bensì l’uomo in linea con i principi della luce. La differenza è abissale.
Ma come spesso accade nel mondo dell’economia, l’inflazione ignorante della conoscenza a scopo marketing è sempre in agguato. Se ne parlava appunto con alcuni colleghi ad uno degli imperdibili cocktail party offerti appunto da SORAA nel proprio stand a conclusione di una delle giornate fieristiche dove, tra un sorso di birra e l’altro, il caro amico e collega LD Emre Güneş simpaticamente commentava che ad esempio l’appellativo “bio-dinamico” è un po’ come il sesso per gli adolescenti: tutti ne parlano, nessuno sa veramente cosa sia, ma siccome tutti pensano che gli altri lo fanno, allora tutti dicono che lo fanno anche loro. Rischi del progresso 😉

Interpretazione artistica dello spettro luminoso
Sul concetto della forma che segue la funzione, chi come me ha il privilegio di avere uno sguardo ravvicinato sul lighting architetturale e su quello dell’ entertainment, condividerà l’opinione che quest’ultima è un passo avanti. Da sempre, infatti, il processo di innovazione tecnologica lì avviene principalmente sul banco della funzione, attorno a cui siedono i Lighting Designer professionisti con la propria specializzata esperienza e la visione di qualcosa in più insieme a produttori e sviluppatori che ascoltano, ingegnano e accendendo il vortice della creatività, ma cosa più importante tutti concentratissimi sul comportamento scientifico della luce e sull’obiettivo da centrare: una luce sempre più vicina alla perfezione e che faccia… spettacolo!
Sarà forse per questo che un architetto – almeno di quelli ancora convinti che la luce sia piuttosto una decorazione, un modo per non inciampare o peggio una tendenza – tra gli stand di una fiera come il Prolight+Sound viene travolto dal fascino della visione straordinaria dello spettacolo dietro lo spettacolo, dove le tecnologie sviluppate attorno all’elemento luce – dai super intelligenti profile ai LEDwall di ultima generazione o ai robotici real-time tracking systems – gli consentono di vedere la luce forse per la prima volta, di conoscerne essenza e potenzialità, e per questo innamorarsene. Da aggiungere che ultimamente finiture e forme diventano sempre più seducenti di queste magnificenti macchine della luce da scena, nate in fondo per l’arte dell’intrattenimento. Ma diamine quanto lo sanno far bene!
Era inevitabile per loro, con questi presupposti, il salto quantico nella dimensione dell’architainment: grazie ad un approccio diverso, una perfetta gestione della tecnica (migliori sorgenti + migliore controllo ottico e cromatico) insieme ad un target coerente, alcune aziende hanno saputo creare prodotti geniali capaci di straordinarie performance artistiche finora impensabili in ambito architetturale.
Si prenda ad esempio il GlowUp di CLAYPAKY-OSRAM, un cestello di luce wireless e molto, o il K-EYE con il suo multichip LED (Red, Green, Blue, Amber, Cyan, Lime); ETC che ha pionieristicamente utilizzato il Luxeon multichip LED con ben sette variazioni cromatiche (red, lime, amber, green, cyan, blue, indigo) prima nelle fixture Source Four e poi anche nella linea propria architetturale; ROBE, che ha quasi interamente trasferito la tecnologia entertainment nella linea architetturale ANOLIS; o ARRI con il suo SKY-PANEL, nato per il cinema (compare nel film “L’ultimo Jedi”), per l’ entertainment e, perché no, adatto ad ogni tipo di installazione artistica. Finalmente, che spettacolo l’architettura!

Council House a Perth, Australia
Se è vero che divertirsi e nutrire l’immaginazione è tra un investimento vincente per rimaner sani in mens et in corpore… allora viva la luce che ci fa star bene.
STELLA MATER
Un fatto semplice, alla fine, emerge da sé.

Il Sole sull’orizzonte della Terra dall’Apollo 11 – per gentile concessione della NASA
La luce che ci ha partorito e nutrito da sempre è una radiazione elettromagnetica antica, circa 4.6 miliardi di anni, prodotto di scarto della fusione nucleare forzata tra idrogeno e deuterio (al terzo stadio del ciclo completo di reazioni) espulso da una stella classificata “nana gialla” di tipo spettrale G2 V, con una fotosfera spessa circa 400 km e una temperatura superficiale di quasi 6000°C; una stella che ha generato e domina un sistema pluri-orbitante di pianeti che include la nostra Terra, sulla quale circa 3.5 miliardi di anni fa si sviluppano le prime forme di vita, le quali iniziano un lento e preciso processo di scrittura genetica di un codice comportamentale di adattamento e sopravvivenza nell’ambiente ospitante, regolato dalla triade primaria acqua | aria | luce, codice che abbiamo ereditato anche noi esseri umani, in una linea evolutiva i cui dogmi vanno al di là della nostra comprensione o capacità di gestione, e che hanno ingegnerizzato la straordinaria macchina biologica che ci permette di funzionare in questo preciso momento.

Il Parker Solar Probe della NASA, il primo veicolo umano che “toccherà” il Sole
Pensiamoci bene, questa radiazione fotonica è il principio fondante della Vita stessa, umana e dell’intera comunità vivente qui sulla Terra, una potente sostanza che ne garantisce e dirige la sua prosecuzione. Insomma, con una materia assai seria meglio non giocare a fare gli onnipotenti dinosauri.
L’occhio dell’uomo ordinario sia sempre più riflessivo e critico, si riappropri della primordiale sensibilità visiva e pretenda senza compromessi la qualità e la bellezza dalla luce artificiale così come anche la progettazione responsabile e la competenza professionale, per essere in grado di fare da sé stesso la differenza.
SALUS POPULI SUPREMA LEX ESTO (Cicerone, De Leg., IV).
Patrizia De Masi
Architetto Lighting Designer
Presidente AILD
Leave a Comment