Il viaggio di Enea
Regia Emanuela Giordano
Materiale Utilizzato:
8 Robin 600 Led Wash
4 Robin DL7S profile
16 par cp 62
6 par cp 60
24 etc zoom 25-50 750w
24 etc 50° 750w
6 etc 36° 750w
6 etc 26° 750w
7 svoboda
2 macchine haze 500 ft pro robe
10 iridi per sagomatori etc
72 canali dimmer
1 Mixer Grandma Ultalight serie 1
filtri: lee 201, lee 202, lee 156
Concept:
Nel dicembre del 2016 sono stato contattato dalla regista Emanuela Giordano la quale mi ha chiesto la disponibilità a fare il disegno luci dello spettacolo “Il viaggio di Enea” prodotto dal teatro di Roma e dal Centro d’arte contemporanea teatro carcano di Milano. Si tratta di un testo scritto da Olivier Kemeid, un drammaturgo canadese la cui famiglia è arrivata in Canada dopo mille peregrinazioni.
Olivier Kemeid ha riconosciuto nel mito concepito da Virgilio la storia dei suoi genitori. E se fossimo proprio noi a dover partire? Cosa ci aspetteremmo dagli altri? Come ci comporteremmo?
Sogno, ironia, capovolgimento dei ruoli ( i bianchi al posto dei neri ), per una volta, l’esodo biblico che sta cambiando il volto dell’ Europa viene visto allo specchio.
A seguire ho incontrato lo scenografo Francesco Ghisu che, insieme alla regista, mi ha esposto le sue idee riguardo la scenografia. E’ fondamentale che , nell’affrontare la gestazione di uno spettacolo teatrale, ci sia un continuo e quotidiano confronto con le altre parti artistiche e tecniche coinvolte nell’allestimento.
Il Lighting Designer ha il dovere e il diritto di proporre nuove idee e soluzioni al regista e allo scenografo in modo che le luci non siano solo un mero esercizio di stile volto ad illuminare lo spazio scenico in maniera passiva bensì diventino esse stesse parte dello spettacolo quasi fossero un altro “personaggio” del quale però non si avverte mai la “presenza” fisica bensì emotiva.
Per tali motivi ritengo fondamentale fare uno studio approfondito del testo (copione) e seguire molte prove pre-allestimento per poter avere un confronto continuo con la regista e per arrivare al giorno dell’allestimento con la maggior parte delle idee molto chiare.
Oltre a questo, lavoro molto anche al computer usando il software Capture creando prima una pianta luci e di seguito dei render che diano una prima suggestione alla regista sulla direzione che il mio lavoro sta prendendo.
La scenografia prevedeva una pedana in legno profonda 12 mt. e larga 11 mt. sulla quale erano montati 2 binari sui quali si muovevano altre 2 pedane più piccole. Ai lati della pedana 6 quinte armate alte 6 mt. ognuna delle quali in tessuto appositamente scenografato e dipinto color fango e terra.
Lo stesso dicasi per il fondale 12 mt. per 8 mt. che chiudeva la scena e che andava a creare una sorta di grande scatola all’interno della quale la pedana centrale diventava un’isola sospesa .
Le sensazioni di sospensione e di immanente tragicità sono stato il filo conduttore che ha ispirato il disegno luci dello spettacolo. Per cercare suggestioni mi sono documentato trovando in rete foto di campi d’accoglienza italiani e non e foto che documentassero la fuga dei profughi dai loro paesi in guerra in particolare riguardanti l’esodo del popolo siriano.
Scelta illuminotecnica:
Ho ritenuto necessario lavorare prevalentemente con luci di taglio anche provenienti da terra, controluce e luci frontali per lo più puntate sugli attori in mezzo primo piano o piano americano per accentuare la drammaticità dello spettacolo. Ho cercato di utilizzare il meno possibile luci provenienti dall’alto. Ogni taglio prevedeva 3 proiettori:1 sagomatore etc zoom 25-50 con filtro di conversione ctb Lee 201 montato ad un’altezza di 2 metri, 1 sagomatore etc zoom 25-50 con filtro Lee 156 montato a terra , 1 svoboda: erano presenti 4 ordini di tagli per lato.
Agli angoli del proscenio avevo previsto sagomatori etc 50° posti a terra che fungevano da ribaltine e che in certi momenti dovevano illuminare gli attori e creare delle enormi ombre sulla scena.
In aria ho utilizzato 4 americane dove erano presenti un numero cospicuo di sagomatori etc 50 gradi, Par cp 62, Pc 2000w, 8 robin 600 led wash, 4 Robin dl7s.
I Robin 600 venivano usati principalmente come controluce e per creare una luce diffusa frontale mentre i Dl7s Profile come special per isolare attori e oggetti di scena grazie alla presenza al loro interno di coltelli che permettono di sagomare.
La scelta dei proiettori motorizzati a led è stata dettata dall’esigenza di contenere i kw necessari per la messa in scena dello spettacolo ma soprattutto per la loro caratteristica di poter variare la temperatura colore da 2700 k a 8000 k e per ultimo il fatto che sono molto silenziosi ed in teatro questo è fondamentale. Inoltre ho sempre usato le teste mobili in modalità bianco cambiando , a seconda delle scene, la temperatura colore: soltanto in una scena, quella del naufragio, ho usato il blu dei robin 600 e l’animation wheel dei robin dl7s.
Per quanto riguarda la luce foh proveniente dalla sala ho previsto il montaggio di una trentina di pezzi fra cui etc 26, 36, 50 gradi, zoom 25-50 e Par Cp 60.
Tutti i sagomatori presenti in sala erano puntati in modo tale da illuminare gli attori dal bacino in su in mezzo primo piano in modo tale da ricreare quella sensazione di sospensione voluta e richiesta dalla regista ed anche per rendere meno piatta e presente la luce frontale che io non adoro e utilizzo il meno possibile.
Dopo un mese di prove a Roma ci siamo spostati per 2 settimane di allestimento presso il bellissimo e moderno teatro verdi di pordenone dove tutto il lavoro con le luci è stato messo a punto creando la sequenza di cues ed effetti in continua collaborazione con la regista.
Finalmente nel mese di aprile 2017 è avvenuto il debutto nazionale presso il teatro argentina di Roma.
Vorrei ricordare il contributo essenziale di tutti i tecnici che hanno lavorato alla riuscita dello spettacolo: Francesco Ghisu scenografo, Marco Campora direttore di scena, Max Botti fonico, Alessandro scarpa capo elettricista e operatore luci, Tania Ciletti aiuto regista e tutti i tecnici del teatro argentina di Roma.
Ho avuto, in questo caso, la fortuna di lavorare con 2 produzioni che non mi hanno imposto restrizioni artistiche e tecniche che solitamente e sempre più spesso sono obbligate dal budget a disposizione. Budget che ormai condiziona in maniera determinante la riuscita della maggior parte delle produzioni teatrali e non solo, limitando spesso il lavoro del light designer ma al contempo “costringendolo” ad una continua e stimolante “ricerca creativa”……ma questa è un’altra storia!!!!